Zaleuco e la società tecnologica: suggestioni comparatistiche tra stabilità normativa e mutevolezza digitale
Nel meditare sul legame – o meglio sul diaframma – tra la temperie normativa locrese, incarnata dalla figura paradigmatica di Zaleuco, e la società contemporanea, permeata da inesausti rivolgimenti tecnologici, si avverte immediatamente un attrito concettuale che, lungi dall’annullare ogni possibile comparazione, stimola anzi un’analisi dialettica delle affinità e delle irriducibili divergenze.
La certezza del diritto quale elemento di continuità
In primo luogo, giova rimarcare come la legislazione zaleuchia, nata in seno alla polis di Locri Epizefiri, abbia precorso il cardine dogmatico della certezza del diritto, esprimendosi nella fissazione di pene tipizzate e predeterminate che sottraevano la iuris dictio all’arbitrio volubile dei giudici. Tale paradigma, che potremmo ricondurre alla ratio dell’odierno principio di legalità sostanziale, costituisce un pilastro indispensabile anche nell’odierna architettura normativa, chiamata a disciplinare ambiti complessi e multiformi come la protezione dei dati personali (GDPR), la responsabilità algoritmica e i contratti telematici, ove la stabilità precettiva e la prevedibilità degli effetti giuridici assurgono a garanzia imprescindibile dell’affidamento dei consociati.
L’etica pubblica come orizzonte condiviso
Parimenti, le leggi di Zaleuco evidenziano un’attenzione pregnante all’etica pubblica intesa quale collante del corpo sociale, proiettata verso la tutela del bene comune e la prevenzione di tensioni disgregatrici. In ciò si coglie un’eco che non è del tutto spenta nella contemporaneità, se si considerano le moderne elaborazioni in tema di “etica dell’innovazione”, “intelligenza artificiale affidabile” e “sostenibilità digitale”, le quali postulano che lo sviluppo tecnologico si conformi a princìpi di equità, trasparenza e rispetto della dignità umana.
L’inconciliabilità con la mutevolezza propria dell’ecosistema digitale
Eppure, proprio sul terreno della mutevolezza normativa – cifra identitaria delle società tecnologiche, le quali si rigenerano incessantemente attraverso aggiornamenti di software e discipline emergenti – il pensiero di Zaleuco si mostra irriducibilmente distante. Emblematica, a tal proposito, è la celebre previsione che imponeva a chiunque proponesse una riforma legislativa di presentarsi dinanzi al consesso cittadino con un laccio al collo, pronto a subire la morte qualora la proposta fosse rigettata. Un simile meccanismo, concepito per scoraggiare ogni istanza di revisione, si porrebbe in antitesi con la flessibilità adattiva richiesta dagli ordinamenti contemporanei, specie in materia di diritto delle tecnologie, contraddistinto da incessanti innovazioni.
Il limite della penetrazione normativa nei costumi e l’autonomia privata
Parimenti inconciliabile con la sensibilità giuridica attuale è l’invadenza delle prescrizioni nei costumi privati, come l’imposizione di regole minute sull’abbigliamento femminile o sulle modalità di assunzione del vino, espressione di un ordinamento che trasfondeva nell’ambito legale discipline di natura eminentemente morale o consuetudinaria. La società odierna, al contrario, tutelata da Costituzioni che esaltano l’autonomia individuale, respinge qualsiasi deriva paternalistica che pretenda di normare ciò che attiene alla sfera personalissima delle scelte di vita.
Considerazioni conclusive
In conclusione, le leggi di Zaleuco, pur nella loro rigidità e talora arcigna severità, testimoniano la perenne tensione dell’uomo verso un ordine giuridico capace di preservare la coesione comunitaria e prevenire l’arbitrio. Esse continuano a riverberare un monito circa l’essenzialità di norme chiare e condivise, benché la loro concezione refrattaria al mutamento le renda incompatibili con l’odierno assetto iper-dinamico del diritto tecnologico.
Il confronto tra l’antico legislatore locrese e le sfide della contemporaneità non si esaurisce dunque in una sterile contrapposizione, ma si offre come stimolo fecondo a ricercare quell’equilibrio instabile fra stabilità normativa e innovazione, che è la sfida propria del nostro tempo.